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Visualizzazione dei post da gennaio, 2019

Su Purity, la Città di K. e 1Q84

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Dunque, perché non mi è piaciuto "Purity" di Franzen? Non mi è piaciuto perché l'ho trovato scritto male. Cercherò di motivare questo mio giudizio. Uno dei romanzi più belli che ho letto negli ultimi anni è "Trilogia della Città di K." di Agota Kristof. Nel primo libro, intitolato "Il grande quaderno", i due protagonisti, che sono anche i narratori della storia, nello spiegare il modo in cui comporranno il loro diario, ci offrono un piccolo ma efficace manuale di scrittura. Ne riporto un passaggio: "Dobbiamo descrivere ciò che vediamo, ciò che sentiamo, ciò che facciamo. Ad esempio, è proibito scrivere: 'Nonna somiglia a una strega'; ma è permesso scrivere: 'La gente chiama Nonna la Strega'. È proibito scrivere: 'La Piccola Città è bella', perché la Piccola Città può essere bella per noi e brutta per qualcun altro. Allo stesso modo, se scriviamo: 'L'attendente è gentile', non è una verità, perché l'attendent...

L’unica storia

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"L'unica storia", nel suo significato generale, è la storia d'amore che segna la vita di ogni individuo: quella storia (non importa se lunga o corta, felice o infelice) che plasma l'esistenza di chi la vive e che si eleva a modello (positivo o negativo) che va a condizionare ogni altra storia (non solo d'amore). In questo caso specifico (il romanzo di Barnes), abbiamo un ragazzo di diciannove anni (Paul), che vive con i propri genitori in un sobborgo londinese, e una donna di quarantanove anni (Susan), sposata, con due figlie. Temporalmente ha tutto inizio nei primi anni Sessanta. C'è un verso di "Time" dei Pink Floyd che dice "Hanging on in quiet desperation is the English way". Ecco, questa (unica) storia narra del tentativo di sganciarsi dalla quieta disperazione propria del modo d'essere inglese. L'esito non è meno disperante, ma almeno risponde a una decisione, a una scelta di sé. A questo proposito (parlo del coraggio di d...