Facciamo che ero morta

Continua la serie di letture felici offerte dalla penna di un'autrice donna. Questa volta si tratta di Jen Beagin, giovane scrittrice americana, il cui passato da "cleaning lady" viene ripreso e diventa occasione per dare forma a questo romanzo, il quale narra le vicende di una ventiquattrenne che per guadagnarsi da vivere fa le pulizie e che per dare un minimo senso alla propria esistenza fotografa il proprio corpo nelle case in cui lavora e colleziona oggetti inutili che raccoglie giorno dopo giorno. Se dovessi isolare una frase che funga da chiave di lettura della storia, sceglierei questa (si tratta di un pensiero che balena nella mente della protagonista, Mona, quando conosce un ragazzo di nome Gesù [si chiama proprio così]): "Gesù era uno dei pochi fortunati che escono dall'infanzia integri: il suo passato non era una massa immobile e sconfinata con un microclima a parte." Il titolo del romanzo si riferisce a un gioco che Mona faceva da piccola: finger...