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Le nostre vite sottosopra

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  Prendo  Le nostre vite sottosopra  (Rizzoli 2025) della scrittrice americana Jandy Nelson dopo aver letto una breve recensione su IG che ne elogia la freschezza, la qualità di scrittura e la forza immaginativa. “È ciò di cui ho bisogno!”, mi dico (ho da poco concluso la saga de  La Torre Nera  di King e sento la necessità di qualcosa di leggero).  Inizio a leggere, ma dopo qualche pagina ho già la tentazione di chiudere il libro e gettarlo nel detestabile mucchio dei “Libri Fregatura”.  In questa nota spiegherò il motivo della mia iniziale avversione e come ho finito per adorare questo libro. La storia si concentra su una famiglia che vive a Paradise Springs (una cittadina californiana): un padre assente (fuggito per motivi ignoti), una madre che prepara soufflé talmente buoni da far innamorare le persone, e tre fratelli, Wynton, Miles e la piccola Dizzy (si chiamano come i noti trombettisti jazz). Wynton è un punk, ma suona il violino, e lo suona co...

La Torre Nera (libri V, VI, VII)

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Dopo quattro mesi, ho finalmente concluso la lettura dell’intera saga della “Torre nera” di Stephen King. Non mi rimane che parlarvi degli ultimi tre libri (l’ultima recensione risale a “ La sfera del buio ”) e non sarà facile. Innanzitutto, non lo sarà a causa del numero di pagine e della quantità di sviluppi narrativi (alcuni incredibili, anche per gli standard a cui ci abitua il Re) che esse raccolgono; e non lo sarà anche perché sono uscito piuttosto provato da questa lunga immersione nella storia e nei mondi (al plurale) di Roland, Eddie, Susannah e Jake. In questo preciso momento non saprei nemmeno come iniziare… ma in qualche modo si inizia sempre, no? E dunque iniziamo dicendo che il quinto libro, “I lupi del Calla”, è in assoluto il mio preferito della saga. Più bello anche dell’ultimo (il quale, essendo l’ultimo, è straordinario di suo… dunque immaginate cosa possa essere il quinto!). Non entrerò troppo nel dettaglio: lo spazio e il tempo sono limitati, quindi mi concentrerò ...

La Città

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  Dunque, le mie mani reggono un romanzo, intitolato “La Città”. Di che cosa parla? I n brevis (a mo’ di quarta di copertina), mi limito a dire che… …il romanzo ha come protagonista una Città sorta su un vasto promontorio circondato da una foresta che non ha fine. È un piccolo mondo regolato da una miriade di uffici (l’Ufficio della Memoria, l’Ufficio Tradizione & Correzione, l’Ufficio Funzioni, ecc.) e un’ottusa burocrazia. La vicenda si concentra sull’architetto Rigaretta, il cui compito (disegnare la planimetria completa della Città) è da anni arenato a causa delle Case Vecchie, un quartiere disabitato che, continuando a mutare forma, non si lascia misurare e mappare in modo definitivo. Accanto all’architetto ci sono il suo collaboratore Mezzapaglia, un uomo cinico e disilluso; la nipote di Rigaretta, Viola, giovane illustratrice che si dibatte tra il richiamo dei sogni e il bisogno di radicarsi nella realtà; Ciccione, un gatto nero uscito dalle tenebre; l’orologiaio Torcife...

La sfera del buio (La Torre Nera IV)

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Convien che si mova la mente, amando Nel riflettere sul primo libro della saga  La Torre Nera  ( qui il link ) avevo richiamato questi versi di Dante ( Inferno , 26, vv. 34-35) per descrivere la figura di Roland, la sua disperazione e la sua marcia ostinata, priva di amore, entro un desolato deserto. Un amore assente, o comunque subordinato al ka, al dovere, all’obiettivo perseguito dal pistolero: raggiungere la Torre Nera. Nel corso dei successivi libri, si è visto, il ka dell’ultimo cavaliere si è allargato in un ka-tet, il destino condiviso da un gruppo di amici: Roland, Eddie, Susannah e Jake. Ma anche in questo caso, e nonostante il riscatto compiuto nel terzo libro ( qui il link ), l’amore sembrava sempre a rischio, minacciato da uno scopo più alto: “Non mi avresti lasciato cadere questa volta?” “No”, rispose Roland. “Né questa volta, né mai più.” Eppure, nell’oscurità profonda del suo cuore, pensò alla Torre Nera ed ebbe un dubbio. Uno scopo, presentato con gli abiti no...

Terre desolate (La Torre Nera III)

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  C’era una volta un treno a vapore, Charlie Cuiciu, che un giorno fu mandato in pensione per essere sostituito dalle più moderne motrici a diesel. Charlie Cuiciu finì così in una rimessa ad arrugginire in solitudine. La sua fiamma si spense e il povero treno conobbe un sentimento che non aveva mai esperito prima, quel sentimento che ci afferra quando siamo in lutto. Ma come in tutte le fiabe a lieto fine, i cocci vengono ricomposti: impietosito dalla triste fine del glorioso treno, il proprietario delle ferrovie decise di ridargli nuova vita creando un parco dei divertimenti, dove Charlie Cuiciu poté trasportare quei bambini che, in passato, lo avevano amato. Ancora oggi Charlie Ciuciu viaggia allegro sospinto dalle grida di decine di bimbi. Tutto è bene quel che finisce bene? Quasi. A chi possieda uno sguardo attento non sfuggirà un particolare: sul muso bombato di Charlie si cela un ghigno maligno, mentre sui volti dei bambini che si affacciano dai finestrini dei vagoni, nei lor...