Post

La Città

Immagine
  Dunque, le mie mani reggono un romanzo, intitolato “La Città”. Di che cosa parla? I n brevis (a mo’ di quarta di copertina), mi limito a dire che… …il romanzo ha come protagonista una Città sorta su un vasto promontorio circondato da una foresta che non ha fine. È un piccolo mondo regolato da una miriade di uffici (l’Ufficio della Memoria, l’Ufficio Tradizione & Correzione, l’Ufficio Funzioni, ecc.) e un’ottusa burocrazia. La vicenda si concentra sull’architetto Rigaretta, il cui compito (disegnare la planimetria completa della Città) è da anni arenato a causa delle Case Vecchie, un quartiere disabitato che, continuando a mutare forma, non si lascia misurare e mappare in modo definitivo. Accanto all’architetto ci sono il suo collaboratore Mezzapaglia, un uomo cinico e disilluso; la nipote di Rigaretta, Viola, giovane illustratrice che si dibatte tra il richiamo dei sogni e il bisogno di radicarsi nella realtà; Ciccione, un gatto nero uscito dalle tenebre; l’orologiaio Torcife...

La sfera del buio (La Torre Nera IV)

Immagine
Convien che si mova la mente, amando Nel riflettere sul primo libro della saga  La Torre Nera  ( qui il link ) avevo richiamato questi versi di Dante ( Inferno , 26, vv. 34-35) per descrivere la figura di Roland, la sua disperazione e la sua marcia ostinata, priva di amore, entro un desolato deserto. Un amore assente, o comunque subordinato al ka, al dovere, all’obiettivo perseguito dal pistolero: raggiungere la Torre Nera. Nel corso dei successivi libri, si è visto, il ka dell’ultimo cavaliere si è allargato in un ka-tet, il destino condiviso da un gruppo di amici: Roland, Eddie, Susannah e Jake. Ma anche in questo caso, e nonostante il riscatto compiuto nel terzo libro ( qui il link ), l’amore sembrava sempre a rischio, minacciato da uno scopo più alto: “Non mi avresti lasciato cadere questa volta?” “No”, rispose Roland. “Né questa volta, né mai più.” Eppure, nell’oscurità profonda del suo cuore, pensò alla Torre Nera ed ebbe un dubbio. Uno scopo, presentato con gli abiti no...

Terre desolate (La Torre Nera III)

Immagine
  C’era una volta un treno a vapore, Charlie Cuiciu, che un giorno fu mandato in pensione per essere sostituito dalle più moderne motrici a diesel. Charlie Cuiciu finì così in una rimessa ad arrugginire in solitudine. La sua fiamma si spense e il povero treno conobbe un sentimento che non aveva mai esperito prima, quel sentimento che ci afferra quando siamo in lutto. Ma come in tutte le fiabe a lieto fine, i cocci vengono ricomposti: impietosito dalla triste fine del glorioso treno, il proprietario delle ferrovie decise di ridargli nuova vita creando un parco dei divertimenti, dove Charlie Cuiciu poté trasportare quei bambini che, in passato, lo avevano amato. Ancora oggi Charlie Ciuciu viaggia allegro sospinto dalle grida di decine di bimbi. Tutto è bene quel che finisce bene? Quasi. A chi possieda uno sguardo attento non sfuggirà un particolare: sul muso bombato di Charlie si cela un ghigno maligno, mentre sui volti dei bambini che si affacciano dai finestrini dei vagoni, nei lor...

La chiamata dei tre (La Torre Nera II)

Immagine
  Immaginate di aprire una porta, oltrepassarla e di trovarvi nella testa di una persona: vedete quello che vede lei, identica soggettiva, come se i suoi occhi fossero i vostri. Quindi vedete le sue mani che afferrano oggetti, come se fossero le vostre mani (con la differenza che non le riconoscete come vostre perché, beh, sono diverse: appartengono a un’altra persona) e immaginate che a un certo punto troviate il modo di poterle controllare, sostituendo la vostra volontà a quella del suo legittimo proprietario. Vi ricorda qualcosa? Come dite? Il film “Essere John Malkovich”? Bene! O quasi: in realtà sto parlando de “La chiamata dei tre”, il secondo libro della saga “La Torre Nera” di Stephen King, pubblicato nel 1987, ossia dodici anni prima dell’uscita del film di Jonze/Kaufman.  Un passo indietro: avevamo lasciato il pistolero Roland al termine di un lungo viaggio attraverso un deserto. Nel primo libro c’è una rarefattezza di eventi che mi aveva lasciato insoddisfatto. Solo...

L’ultimo cavaliere (La Torre Nera I)

Immagine
Il primo libro della saga “La torre nera” di Stephen King può essere riassunto attraverso il suo straordinario incipit: “L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì”. Chiaramente succedono delle cose, lungo questo inseguimento che si dispiega per 224 pagine, ma non sto qui a ripercorrerle. Inizio col dire che questo primo capitolo non mi ha entusiasmato, ma è noto che nei successivi libri della saga King raggiunge le vette a cui ci ha abituati e dunque credo ne valga la pena. Semmai, come sempre mi accade quando leggo il Re, questo romanzo ha dato il via a tutta una serie di pensieri che vorrei fissare nella presente nota prima che fuggano via. Vorrei iniziare la mia riflessione con Dante, o meglio con Ezra Pound. Nei suoi  Cantos  (per la precisione, nel canto 91) il poeta americano riprende due versi dell’ Inferno  (per la precisione, il canto 26, vv. 34-35) isolandolo dal contesto in cui è inserito e dunque modificandone il significato: “Convien che si mo...