Mars Room (o della colpa originaria)


"La parola 'violenza' era talmente abusata da uscirne svilita e generica eppure aveva ancora un suo potere, significava ancora qualcosa, varie cose. Esistevano gesti di violenza pura: picchiare a morte una persona. E forme più astratte, come negare alle persone un lavoro, case sicure, scuole adeguate. Esistevano gesti di violenza su vasta scala, come la morte di decine di migliaia di civili iracheni in un solo anno per una guerra pretestuosa di bugie e strafalcioni, una guerra che avrebbe potuto non avere fine, eppure secondo gli avvocati dell'accusa i veri mostri erano adolescenti come Bocciolo Sanchez".

"Mars Room" è un romanzo claustrofobico, e non solo perché è in gran parte ambientato all'interno di un carcere. Quella che si respira in queste pagine è un'aria densa e soffocante, che rivela una prigione più diffusa, meno visibile ma non meno palpabile, nella quale sono costretti a vivere milioni di persone in tutto il mondo. Certo, qui lo sguardo insiste sulla società americana e su quella way of life che, pur promuovendo la ricerca della felicità, crea veri e propri ghetti (fisici e mentali) entro i quali è costretta a vivere una moltitudine di emarginati, la cui principale colpa è di esistere. Ma lo sguardo del lettore finisce per allargarsi a tutta la società occidentale e a mettere in causa l'angolino di mondo in cui vive. 

"Avresti dovuto pensarci prima", è la frase che i secondini ripetono ai prigionieri, dimostrando una cecità e una mancanza di pietas da far gelare il sangue. Liquidare questo difetto di umanità attraverso l'argomento che anche i secondini sono vittime di quel meccanismo non funziona, nel caso di questo romanzo. Le vittime, qui, sono quanti hanno avuto la sfortuna di nascere nel "sottosuolo" delle nostre città (il riferimento a Dostoevskij non è casuale) ed essere per questo marchiati a fuoco con le parole "colpevole". In un simile sottosuolo, anche i neonati esibiscono questo marchio.

Ultima nota. C'è da riflettere sul motivo per cui, agli occhi delle brave persone timorate di Dio e del Super-Io, è più criminale chi, trascinando la propria esistenza entro una miseria materiale e spirituale, si trova costretto a uccidere un uomo (magari per difendersi dalla violenza di quest'ultimo) rispetto a un colletto bianco le cui azioni causano indirettamente la sofferenza, il degrado e magari la morte di un numero indefinito di individui (ma forse il motivo di questo giudizio sta appunto in quel "indirettamente" e in quel "indefinito").


(05/05/2019)

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