L’inverno del nostro scontento

Questo romanzo non è il migliore di Steinbeck (difficile superare le vette di “Furore” e della “Valle dell’Eden”), ma è comunque una chicca che supera gran parte della roba che ho letto ultimamente. Se in “Furore” Steinbeck descrive la nostra società con lo sguardo degli “ultimi”, i quali sono costretti a una vita alienata che non permette loro di essere pienamente umani (anche se vi sono sempre dei margini, dei piccoli spazi in cui la loro umanità emerge, attraverso semplici gesti e parole); ne “L’inverno del nostro scontento” lo sguardo non è rivolto verso gli ultimi, bensì verso quella gente “di mezzo” nella quale la gran parte di noi si trova: la piccola-media borghesia. Qui si coglie un diverso tipo di alienazione che non è slegata dalla prima, e che consiste nel senso di fallimento che costantemente accompagna la nostra vita. Il senso di non avercela fatta, di essere rimasti indietro rispetto agli obiettivi che abbiamo interiorizzato, il senso di precipitare verso il basso, appun...