L’ultimo cavaliere (La Torre Nera I)

Il primo libro della saga “La torre nera” di Stephen King può essere riassunto attraverso il suo straordinario incipit: “L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì”. Chiaramente succedono delle cose, lungo questo inseguimento che si dispiega per 224 pagine, ma non sto qui a ripercorrerle. Inizio col dire che questo primo capitolo non mi ha entusiasmato, ma è noto che nei successivi libri della saga King raggiunge le vette a cui ci ha abituati e dunque credo ne valga la pena. Semmai, come sempre mi accade quando leggo il Re, questo romanzo ha dato il via a tutta una serie di pensieri che vorrei fissare nella presente nota prima che fuggano via. Vorrei iniziare la mia riflessione con Dante, o meglio con Ezra Pound. Nei suoi Cantos (per la precisione, nel canto 91) il poeta americano riprende due versi dell’ Inferno (per la precisione, il canto 26, vv. 34-35) isolandolo dal contesto in cui è inserito e dunque modificandone il significato: “Convien che si mo...