La Città
Dunque, le mie mani reggono un romanzo, intitolato “La Città”. Di che cosa parla? In brevis (a mo’ di quarta di copertina), mi limito a dire che…
…il romanzo ha come protagonista una Città sorta su un vasto promontorio circondato da una foresta che non ha fine. È un piccolo mondo regolato da una miriade di uffici (l’Ufficio della Memoria, l’Ufficio Tradizione & Correzione, l’Ufficio Funzioni, ecc.) e un’ottusa burocrazia. La vicenda si concentra sull’architetto Rigaretta, il cui compito (disegnare la planimetria completa della Città) è da anni arenato a causa delle Case Vecchie, un quartiere disabitato che, continuando a mutare forma, non si lascia misurare e mappare in modo definitivo. Accanto all’architetto ci sono il suo collaboratore Mezzapaglia, un uomo cinico e disilluso; la nipote di Rigaretta, Viola, giovane illustratrice che si dibatte tra il richiamo dei sogni e il bisogno di radicarsi nella realtà; Ciccione, un gatto nero uscito dalle tenebre; l’orologiaio Torciferro, abile inventore dall’ego smisurato che progetta di automatizzare l’intera Città; l’oscuro Calcaterra, un tempo cacciatore di streghe, ora guardiano dei campi coltivati alla base del promontorio; e infine Cosimo, il nuovo tirocinante assegnato all’ufficio di Rigaretta, il cui sguardo inquieto è puntato sulla foresta e i suoi misteri. Queste figure si trovano a confrontarsi con una Città che sembra dotata di una volontà propria, capace di condizionare i suoi abitanti e creare una storia che contempla amore e morte, decisioni e rinunce, cadute e rinascite.
Se dovessi indicare le due fonti principali che hanno ispirato “La Città”, direi che sono “Gormenghast” di Mervyn Peake e “La società della mente” di Marvin Minsky. Il primo è un romanzo straordinario, ingiustamente poco noto al pubblico italiano; il secondo è un pionieristico studio sulla mente.
Dunque, l’idea alla base del mio romanzo è la seguente: creare un mondo che si esaurisce in una città (simile a Gormenghast) circondata da una foresta senza fine; una città-mondo del tutto analoga alla “società della mente”, in cui non esiste “un” sovrano, ma solo una moltitudine di individui e uffici, ognuno dei quali svolge una funzione precisa, come gli “agenti” descritti da Minsky nel suo saggio. Ora, che cosa accadrebbe se qualcuno si ribellasse al destino che gli è stato assegnato oppure si sentisse fuori posto? Ebbene, la storia inizia proprio da questa domanda.
Oltre a Peacke e Minsky, “La Città” ha un grande debito con altri tre autori: Ma ci tengo comunque a fare nomi e cognomi: Italo Calvino, Franz Kafka e Jorge Luis Borges. Sono talmente fondamentali che “Il barone rampante”, “Il processo” e “Finzioni” irromperanno letteralmente nella Città. Come? Beh… per scoprirlo, dovrete leggere il romanzo!
Per quanto riguarda i personaggi principali, ecco una breve descrizione:
Iniziamo con l’architetto Rigaretta. Come suggerisce il nome, è un personaggio piuttosto rigido (diciamolo: nevrotico), il cui compito è realizzare una planimetria completa della Città. Il suo lavoro si è arenato a causa di un quartiere disabitato, le Case Vecchie, che hanno una particolarità: di tanto in tanto mutano forma ed estensione, rendendo impossibile la loro mappatura. A far imbufalire Rigaretta non è soltanto questo, ma anche il fatto che nessuno sembri preoccuparsene, nemmeno gli Uffici che gli hanno commissionato il lavoro. Riuscirà il nostro architetto a venire a capo di questa stranezza?
C’è poi Mezzapaglia, il collaboratore di Rigaretta: un omaccione trentenne, convinto che ogni impresa umana sia votata al fallimento. Il suo cinismo si manifesta in un ghigno divertito e in frequenti allusioni alla possibile pazzia di Rigaretta. La sua filosofia lo porta a godere dei piccoli piaceri che l’esistenza può offrire, nell’indifferenza verso ciò che gli accade intorno. Si propone come mentore del nuovo tirocinante, Cosimo, e impartirà a quest’ultimo delle “lezioni di vita” che consistono, per lo più, nel non prendere nulla sul serio – soprattutto se stessi. Viola, la nipote di Rigaretta, lo descrive come una persona intelligente, che però ha perduto la capacità di amare. Ed è con la propria incapacità di amare che Mezzapaglia dovrà fare i conti.
Un’altra protagonista de “La Città” è Viola, giovane illustratrice e nipote dell’architetto. Lavora negli archivi dell’Ufficio della Memoria, ne frequenta la biblioteca e ha un compito preciso: attingere all’immenso patrimonio librario della Città per riportare in vita quelle storie che sono state dimenticate sotto cumuli di polvere. Anche lei dovrà confrontarsi con un fenomeno piuttosto bizzarro, del tutto simile a quello che ha bloccato Rigaretta, e che coinvolge proprio la sua amata biblioteca. Ad annunciare questo strano evento sarà un libro intitolato “Finzioni”. E se Borges avesse lasciato una traccia anche qui?
Arriviamo a Cosimo, il nuovo tirocinante di Rigaretta, che sente un’attrazione irresistibile per la foresta che circonda la Città (ebbene sì, il suo nome è un omaggio al “Barone rampante”). Non ha ben chiaro quale sia il suo posto nel mondo, sebbene gli Uffici lo abbiano indirizzato al settore tecnico, e farà di tutto per penetrare quel fondo selvatico rispetto al quale la Città sembra essere impermeabile. Nel frattempo, durante i nove mesi del suo tirocinio, Cosimo sarà impegnato a mettere ordine tra le molteplici versioni delle planimetrie disegnate da Rigaretta… chissà che non gli riservino qualche sorpresa!
È uno spoiler se dico che tra Viola e Cosimo nascerà un’amicizia speciale? (D’altra parte, anche il nome “Viola” è presente nel “Barone rampante”… ma non aspettatevi due repliche!)
Il quinto protagonista de “La Città” è il Calcaterra, una figura dantesca che si esprime in un linguaggio antico. Vive ai margini di questo micro-mondo, in un casolare ai piedi del promontorio, dove si prende cura dei campi coltivati. Un tempo andava segretamente a caccia di streghe nella foresta, violando così le leggi cittadine, che vietano ogni contatto con essa. Cosimo vede in lui l’unica persona in grado di guidarlo nella “selva oscura” e di mostrargli il segreto che si nasconde oltre i confini della Città – quel segreto che da sempre lo ossessiona. Il Calcaterra riuscirà ad aiutarlo?
Infine, c’è Torciferro, orologiaio e – almeno ufficiosamente – l’inventore della Città. È una persona geniale, capace di creare automatismi pensati per migliorare la vita dei suoi concittadini. La sua idea fissa è automatizzare l’intera Città, convinto che una rivoluzione tecnologica potrà cambiare tutto in meglio. D’altra parte, Torciferro è segnato da un risentimento profondo: gli Uffici non gli riconoscono gli onori che ritiene di meritare. E se questo rancore lo spingesse a coltivare un piano tanto ambizioso quanto diabolico?
L’ultimo grande protagonista di questa storia si annida nel complesso reticolo di Uffici che governano la Città. In un certo senso, essi incarnano l’anima più conservatrice e ottusa di questo piccolo mondo, che soffoca ogni innovazione, ogni afflato di novità e libertà. Il loro motto potrebbe essere: “Tutto va bene, se tutto va come è sempre andato”. Non è dunque un caso se Rigaretta si trova a scontrarsi con l’Ufficio Tradizione & Correzione: se nella storia millenaria della Città non è mai accaduto che un quartiere mutasse forma, allora – per i pallidi impiegati che vi lavorano – significa che nessun quartiere muta forma, nemmeno se ciò accade davanti agli occhi di un testimone. Problema risolto?
Ah, dimenticavo, c’è un altro protagonista: Ciccione! È un grosso gatto nero, incontrato da Rigaretta una sera, in un vicolo buio, mentre rincasava. Da quel momento, Ciccione farà il suo ingresso nell’ufficio dell’architetto e diventerà una presenza silenziosa ed enigmatica, intenta a osservare le gesta dei nostri beniamini. O forse la sua presenza è motivata da una ragione più oscura?
Detto questo, se questa presentazione vi ha incuriosito e vi è venuta voglia di leggere il romanzo, vi informo che il manoscritto è stato accolto dall’editore Bookabook. Chi lo conosce saprà già come funziona, per gli altri lo spiego con questo post.
Praticamente funziona così: per i prossimi tre mesi sarà aperta una campagna di pre-ordini durante la quale potrete prenotare una copia del libro sul sito dell’editore. Conclusi i tre mesi, se le copie pre-ordinate saranno superiori alle 200, il mio manoscritto sarà sottoposto a un lavoro di editing per essere poi pubblicato e distribuito a livello nazionale (l’editore ha un ottimo distributore, Messaggerie, per cui sarà possibile trovare il libro in tutte le librerie d’Italia). E se non si raggiungono i 200 pre-ordini? Sarà stampato soltanto un numero limitato di copie (quelle prenotate, dunque chi fa il preordini sa che avrà comunque una copia del romanzo).
Detto questo, vi confesso che per me sarebbe un sogno poter raggiungere il traguardo delle 200 prenotazioni. “La Città” è la cosa più autentica, vera, emozionante che abbia mai scritto e mi piacerebbe davvero vederla pubblicata e distribuita a livello nazionale.
Che cosa potete fare per sostenermi? Fare il pre-ordine (è disponibile sia la versione cartacea che l’ebook) oppure segnalare “La Città” ad amici, conoscenti, parenti, ovvero a quanti potrebbero essere interessati a leggere questa mia storia. Solo col passaparola posso sperare di raggiungere il traguardo dei 200 preordini!
Il link per fare il preordine e leggere un’anteprima (non editata) del romanzo è il seguente https://bookabook.it/libro/la-citta/
Grazie!
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