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Guardando il sole (a volte ci si brucia)

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"Si invecchia innanzitutto non ai propri occhi, ma agli occhi degli altri; poi, pian piano, si finisce per convenire con l'opinione altrui." Non credevo avrei scritto qualcosa su questo libro (è così, se un romanzo non mi piace non spreco un rigo in riflessioni). L'inizio mi è sembrato piuttosto anonimo. Poi, pagina dopo pagina, mi si è fatto chiaro che l'autore stava intessendo quella trama di vita che, per lo più, è anonima per tutti, per quanto possiamo trovarla esageratamente interessante (la nostra vita individuale, intendo). La storia narrata è quella di una donna inglese, Jean Serjeant. Si parte dalla Seconda Guerra Mondiale, quando lei è una bambina con la testa piena di domande sciocche e il corpo mosso da una estrema ingenuità, e si giunge al suo novantanovesimo anno di età, quando quelle domande e quella ingenuità sono ancora presenti (in effetti infanzia e vecchiaia qui si prendono per mano, quasi si trattasse del famoso punto della circonferenza che, ...

Persone normali

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"Per Rob niente era più importante dell'approvazione altrui; essere ben considerato, godere di un certo prestigio. Avrebbe tradito qualsiasi fiducia, qualsiasi gentilezza per una promessa di riconoscimento sociale. Connell non poteva certo giudicarlo. Era stato così anche lui, se non peggio. Voleva solo essere normale, nascondere quei lati di sé che trovava vergognosi o ambigui. Era stata Marianne a mostrargli che altre cose erano possibili." "Persone normali" (il secondo romanzo di Sally Rooney) narra le vicende di due ragazzi, Marianne e Connell, che da un paese di provincia dell'Irlanda vanno a studiare al Trinity College di Dublino. La storia, ambientata nel nostro presente, si estende dagli anni del liceo a quelli universitari. Il celebre e celebrato discorso tenuto da D.F. Wallace al Kenyon College nel 2005 si apre con quella storiella del pesce anziano che, imbattendosi in due giovani pesci, chiede loro: "Com'è l'acqua oggi?"; e ques...

Mars Room (o della colpa originaria)

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"La parola 'violenza' era talmente abusata da uscirne svilita e generica eppure aveva ancora un suo potere, significava ancora qualcosa, varie cose. Esistevano gesti di violenza pura: picchiare a morte una persona. E forme più astratte, come negare alle persone un lavoro, case sicure, scuole adeguate. Esistevano gesti di violenza su vasta scala, come la morte di decine di migliaia di civili iracheni in un solo anno per una guerra pretestuosa di bugie e strafalcioni, una guerra che avrebbe potuto non avere fine, eppure secondo gli avvocati dell'accusa i veri mostri erano adolescenti come Bocciolo Sanchez". "Mars Room" è un romanzo claustrofobico, e non solo perché è in gran parte ambientato all'interno di un carcere. Quella che si respira in queste pagine è un'aria densa e soffocante, che rivela una prigione più diffusa, meno visibile ma non meno palpabile, nella quale sono costretti a vivere milioni di persone in tutto il mondo. Certo, qui lo sgu...

I formidabili Frank (o delle divinità domestiche)

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Questo romanzo narra la storia di una famiglia i cui fili sono intessuti dalle mani di Hank, una donna sofisticata dalla spiccata personalità narcisistica, che costruisce intorno a sé un gruppo di "formidabili", che devono corrispondere ai suoi rigidi e dispotici canoni estetici. Ne sono vittima un po' tutti i famigliari, in particolare suo nipote Michael, che è anche la voce narrante del romanzo. Di questa storia voglio fare riferminento a un punto soltanto, che è quello del rapporto figli/genitori.  "Da sempre nutrivo un grande interesse per le nostre origini, ma adesso cominciava una fase in cui cercavo i fatti, la storia, il contesto e ogni documento riguardante la mia famiglia su cui potessi mettere le mani in modo lecito o illecito, in cerca di indizi per decifrare la mente di queste persone che mi tormentavano e mi inquietavano come divinità domestiche che sputavano fuoco e che io dovevo, per volere della sorte, cercare di placare se non volevo soccombere...

Facciamo che ero morta

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Continua la serie di letture felici offerte dalla penna di un'autrice donna. Questa volta si tratta di Jen Beagin, giovane scrittrice americana, il cui passato da "cleaning lady" viene ripreso e diventa occasione per dare forma a questo romanzo, il quale narra le vicende di una ventiquattrenne che per guadagnarsi da vivere fa le pulizie e che per dare un minimo senso alla propria esistenza fotografa il proprio corpo nelle case in cui lavora e colleziona oggetti inutili che raccoglie giorno dopo giorno. Se dovessi isolare una frase che funga da chiave di lettura della storia, sceglierei questa (si tratta di un pensiero che balena nella mente della protagonista, Mona, quando conosce un ragazzo di nome Gesù [si chiama proprio così]): "Gesù era uno dei pochi fortunati che escono dall'infanzia integri: il suo passato non era una massa immobile e sconfinata con un microclima a parte." Il titolo del romanzo si riferisce a un gioco che Mona faceva da piccola: finger...

L’occhio del monaco e il letto di Wittgenstein

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Perché non ci lasciano in pace, i morti? Spargono i loro nomi sulla strada su cui dobbiamo camminare, insinuano i versi delle loro poesie nell'ultimo sonno prima del mattino e poi di nuovo se ne vanno, assenti come fosse una professione, volgendosi altrove, senz'occhi, nascosti dentro il loro gergo, il dialetto che i morti parlano tra loro, a noi inaccessibile, razza senza passaporto né voce che irrompe nella nostra memoria senza preavviso, ci cammina accanto si siede sul bordo del letto in cui un tempo si stendevano. (Cees Nooteboom, "L'occhio del monaco ", tr. it. di Fulvio Ferrari, n. 27) L'immagine dei morti che si accostano al bordo del letto, quel letto dal quale sono scivolati via morendo, mi pare possa essere vista come un affacciarsi dei morti sul mondo. Un mondo-letto. Quel mondo che, per dirla con Wittgenstein, coincide col linguaggio, per cui «I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo» (Tractatus logico-philosophicus, 5.6). Per...

Su Purity, la Città di K. e 1Q84

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Dunque, perché non mi è piaciuto "Purity" di Franzen? Non mi è piaciuto perché l'ho trovato scritto male. Cercherò di motivare questo mio giudizio. Uno dei romanzi più belli che ho letto negli ultimi anni è "Trilogia della Città di K." di Agota Kristof. Nel primo libro, intitolato "Il grande quaderno", i due protagonisti, che sono anche i narratori della storia, nello spiegare il modo in cui comporranno il loro diario, ci offrono un piccolo ma efficace manuale di scrittura. Ne riporto un passaggio: "Dobbiamo descrivere ciò che vediamo, ciò che sentiamo, ciò che facciamo. Ad esempio, è proibito scrivere: 'Nonna somiglia a una strega'; ma è permesso scrivere: 'La gente chiama Nonna la Strega'. È proibito scrivere: 'La Piccola Città è bella', perché la Piccola Città può essere bella per noi e brutta per qualcun altro. Allo stesso modo, se scriviamo: 'L'attendente è gentile', non è una verità, perché l'attendent...