Post

Terre desolate (La Torre Nera III)

Immagine
  C’era una volta un treno a vapore, Charlie Cuiciu, che un giorno fu mandato in pensione per essere sostituito dalle più moderne motrici a diesel. Charlie Cuiciu finì così in una rimessa ad arrugginire in solitudine. La sua fiamma si spense e il povero treno conobbe un sentimento che non aveva mai esperito prima, quel sentimento che ci afferra quando siamo in lutto. Ma come in tutte le fiabe a lieto fine, i cocci vengono ricomposti: impietosito dalla triste fine del glorioso treno, il proprietario delle ferrovie decise di ridargli nuova vita creando un parco dei divertimenti, dove Charlie Cuiciu poté trasportare quei bambini che, in passato, lo avevano amato. Ancora oggi Charlie Ciuciu viaggia allegro sospinto dalle grida di decine di bimbi. Tutto è bene quel che finisce bene? Quasi. A chi possieda uno sguardo attento non sfuggirà un particolare: sul muso bombato di Charlie si cela un ghigno maligno, mentre sui volti dei bambini che si affacciano dai finestrini dei vagoni, nei lor...

La chiamata dei tre (La Torre Nera II)

Immagine
  Immaginate di aprire una porta, oltrepassarla e di trovarvi nella testa di una persona: vedete quello che vede lei, identica soggettiva, come se i suoi occhi fossero i vostri. Quindi vedete le sue mani che afferrano oggetti, come se fossero le vostre mani (con la differenza che non le riconoscete come vostre perché, beh, sono diverse: appartengono a un’altra persona) e immaginate che a un certo punto troviate il modo di poterle controllare, sostituendo la vostra volontà a quella del suo legittimo proprietario. Vi ricorda qualcosa? Come dite? Il film “Essere John Malkovich”? Bene! O quasi: in realtà sto parlando de “La chiamata dei tre”, il secondo libro della saga “La Torre Nera” di Stephen King, pubblicato nel 1987, ossia dodici anni prima dell’uscita del film di Jonze/Kaufman.  Un passo indietro: avevamo lasciato il pistolero Roland al termine di un lungo viaggio attraverso un deserto. Nel primo libro c’è una rarefattezza di eventi che mi aveva lasciato insoddisfatto. Solo...

L’ultimo cavaliere (La Torre Nera I)

Immagine
Il primo libro della saga “La torre nera” di Stephen King può essere riassunto attraverso il suo straordinario incipit: “L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì”. Chiaramente succedono delle cose, lungo questo inseguimento che si dispiega per 224 pagine, ma non sto qui a ripercorrerle. Inizio col dire che questo primo capitolo non mi ha entusiasmato, ma è noto che nei successivi libri della saga King raggiunge le vette a cui ci ha abituati e dunque credo ne valga la pena. Semmai, come sempre mi accade quando leggo il Re, questo romanzo ha dato il via a tutta una serie di pensieri che vorrei fissare nella presente nota prima che fuggano via. Vorrei iniziare la mia riflessione con Dante, o meglio con Ezra Pound. Nei suoi  Cantos  (per la precisione, nel canto 91) il poeta americano riprende due versi dell’ Inferno  (per la precisione, il canto 26, vv. 34-35) isolandolo dal contesto in cui è inserito e dunque modificandone il significato: “Convien che si mo...

Il comunista

Immagine
“Tenetelo presente: il partito non è fuori di noi, è noi, ciò che noi siamo dall’animale in su. Dalla pancia in su. Il partito ci comanda? È la nostra coscienza che ci comanda”. L’onorevole Ferranini, il protagonista di questo romanzo, scritto da Guido Morselli tra il 1964 e il 1965, si trova catapultato dalla provincia modenese a Roma, dopo aver vinto le elezioni sotto il simbolo del PCI e aver messo piede in Parlamento (il “chiacchierificio”, come lo chiama Ferranini, uomo votato all’azione, alla lotta). Il nostro comunista vive un’esistenza in linea con i propri principi, che sono poi i principi del partito. Si trova integrato nelle parole sopra riportate: in lui è il partito e il partito è la coscienza che lo comanda. Finché, un giorno, emerge entro la sua coscienza una bolla che non si integra con l’ortodossia, rivelando che in fondo la sua coscienza è semplicemente sua. Questa bolla ha la forma di una idea pericolosa: l’alienazione, che caratterizza il sistema capitalistico, non ...

Dissipatio H.G.

Immagine
Appena finito di leggere “Dissipatio H.G.” di Guido Morselli. Per carità, bello, ma mi è sembrato più un saggio filosofico (à la Camus) camuffato da racconto. E mi chiedo come avrebbe potuto essere se lo avesse scritto Saramago (lo so, domande di questo tipo non hanno senso). Ci sono diversi passi interessanti, ma dovendo sceglierne uno da riportare qui, opterei per questo, che sembra descrivere fedelmente l’atteggiamento che una buona fetta della popolazione occidentale sta assumendo nei confronti di una sempre più vicina catastrofe ambientale:  (Per inquadrare il passo: l’io narrante, che si muove solipsisticamente in un mondo in cui tutti gli uomini sono svaniti nel nulla, immagina una scena apocalittica in cui l’umanità viene radunata innanzi al “monte Armageddon”, al cospetto degli angeli sterminatori.) “A piè del monte, due serpi loricate strisciano sibilando e buttando fuoco. E ognuna sulle scaglie ha una scritta, e su una si legge: Advertising, e sull’altra: Marketing. Beh,...

La ricreazione è finita

Immagine
Ho lasciato il mondo accademico cinque anni fa e fino a oggi nessun pentimento. Cosa ne ho guadagnato? Sicuramente tempo (e il tempo è vita) e salute. Il motivo alla base della mia scelta è semplice: non mi sentivo adeguato a quel mondo, soprattutto a causa della mia pigrizia e della mia scarsa resistenza allo stress. Leggere questo romanzo è stato come tornare a quel periodo. Nella nota dell’autore, Dario Ferrari scrive che la vicenda è irreale ma (spera) non irrealistica. In effetti, ho avuto modo di riconoscere alcuni “tipi accademici”: non tanto nei professori/baroni quanto negli studenti/dottorandi/assistenti/servidellagleba che animano la storia. Che effetto mi ha fatto ritornare a quel mondo? Non mi ha lasciato indifferente, alcune parti mi hanno emozionato, ma per fortuna non sono riaffiorati eventuali traumi (forse perché, in effetti, per me non è stato così traumatico… e per fortuna, mi vien da dire). Ma il libro di che parla? Molti di voi già lo avranno letto, visto che non ...

Il paradosso della bontà

Immagine
È da un bel po’ che non pubblico delle note di lettura. Rimedio segnalando una delle più interessanti letture di questo anno: “Il paradosso della bontà” di Richard Wrangham. Per quanto mi riguarda potrebbe essere una lettura da affiancare a “Genealogia della morale” di Nietzsche (oltre alle tesi sulla natura umana di Rousseau e Hobbes)… ma a parte questo, si tratta di un libro che aiuta a capire anche il mondo in cui viviamo. Wrangham si concentra sulla natura complessa e contraddittoria dell'essere umano, che è frutto di un lungo processo evolutivo che ha plasmato comportamenti sia altruistici che violenti. Secondo l'autore, la nostra psicologia e le nostre inclinazioni sociali si sono sviluppate attraverso un'inedita combinazione di selezione naturale, cambiamenti ambientali e innovazioni cognitive, come l'introduzione del linguaggio. In particolare, l'autore sostiene che l'evoluzione dell'uomo ha visto una progressiva diminuzione dell'aggressività rea...